Titolo: L’incantesimo della spada
Autore: Amy Harmon
Editore: Newton Compton Editori
Data di pubblicazione: 5 luglio
Ebook: € 4,99
Cartaceo: € 10,20

Sinossi:

«I suoi sono romanzi da non perdere.» USA Today
Autrice bestseller del New York Times
In un regno in cui gli incantesimi sono banditi, l’unica magia rimasta è l’amore «Deglutisci, figlia. Ingoia le parole, bloccale nel profondo della tua anima. Nascondile, chiudi la bocca sul tuo potere. Non maledire, non curare. Non parlerai, ma imparerai. Silenzio, figlia. Rimani viva». Il giorno in cui mia madre è stata uccisa, ha detto a mio padre che non avrei mai più pronunciato una sola parola e che se fossi morta, lui sarebbe morto con me. Predisse anche che il re avrebbe venduto la sua anima e avrebbe ceduto suo figlio al cielo. Da allora mio padre attende di poter avanzare la sua pretesa al trono e aspetta nell’ombra che tutte le parole di mia madre si avverino. Desidera disperatamente diventare re. Io voglio solo essere finalmente libera. Ma la mia libertà richiede una fuga e io sono prigioniera della maledizione di mia madre tanto quanto dell’avidità di mio padre. Non posso parlare o emettere suoni. Non posso impugnare una spada o ingannare un re. In un regno in cui gli incantesimi sono stati banditi, l’unica magia rimasta potrebbe essere l’amore. Ma chi potrebbe mai amare… Un uccellino?
Un’autrice bestseller del New York Times e di USA Today
Nella lotta per il potere nel regno, una madre si sacrifica, bloccando le parole di sua figlia per salvarle la vita «Le sue storie sono sempre emozionanti e commoventi e i suoi libri sono romanzi da non perdere.» USA Today «Una scrittura vivida e meticolosamente curata, questo libro è un’avventura romantica avvincente, intrisa al tempo stesso di fantasia e passione.» «Sono stata piacevolmente colpita da questo fantasy che segue lo schema di una storia romantica: meravigliosamente riuscito.»

Recensione:

Care Dame di Harem,
oggi vi parlo dell’ultimo romanzo di Amy Harmon: “L’incantesimo della spada” uscito il 5 luglio scorso e pubblicato dalla Newton Compton Editori.
Prima di iniziare sono d’obbligo due premesse:
– credo che ormai lo sappiano anche i muri che il fantasy non è proprio il mio genere preferito, lol;
– Amy Harmon è in assoluto una delle mie autrici preferite, ho letto tutti i suoi testi e ho avuto l’enorme piacere di incontrarla al Rare. Quando Vanilla mi ha chiesto se me la sentissi di fare questa recensione, ho pensato: ” Fra, okay, non è il tuo genere, ma sai di chi stiamo parlando. Non ti può deludere. Buttati”.

E ho fatto bene. Cavolo, se ho fatto bene. Fin dal prologo sono rimasta incantata e incatenata a questa storia.

«Ingoiale, figlia mia. Trattienile, le parole adagiate sulle tue labbra. Chiudile a chiave in fondo alla tua anima, nascondile finché non avranno il tempo di sbocciare. Sigilla la tua bocca e il tuo potere, non maledire e non curare, finché non giungerà l’ora. Non parlare e non raccontare, il paradiso o l’inferno non invocare. Imparerai e prospererai. Silenzio, figlia mia. Silenzio, e in vita resterai».

Queste sono le parole che la madre di Lark predisse prima di morire. Lark è dotata di un dono immenso, legato appunto all’uso della parola, e la madre per proteggerla fece questa profezia. Ma non solo. Legò il destino della figlia a quello del padre: qualora Lark venisse uccisa o anche solo ferita, il padre avrebbe condiviso la stessa medesima sorte. Lark vive così imprigionata in una sorta di gabbia dorata, in tutti i sensi. Non può emettere suoni, non può pronunciare le parole, ma può “sentirle”. Tutto vive dentro di lei. Allo stesso tempo, il padre la tiene prigioniera per istinto di autoconservazione, la paura che possa accaderle qualcosa è predominante dal momento che le loro vite ormai sono unite in modo inscindibile.

Ma gli uccellini non possono restare rinchiusi a lungo in una gabbia (Lark significa allodola, ndr). Hanno ali per volare e le ali da sempre sono simbolo di libertà.

Lark si ritroverà in un regno popolato da mostri volanti, i Volgar, a combattere al fianco del Re Tiras…

I puntini di sospensione non sono casuali, se leggerete attentamente capirete chi è questo valoroso ed eroico sovrano.

Care Dame, come avrete notato, non sono andata oltre a quanto indicato nella sinossi. Questo libro è talmente denso di eventi concatenati uno all’altro, suggestivo, evocativo, che sarebbe davvero un peccato rovinarvi la lettura. Sono tantissimi i passaggi che ho evidenziato, che mi hanno colpito e che mi piacerebbe condividere con voi, ma sarebbero ad alto tasso spoiler. Però ne metterò qualcuno nell’analisi che mi accingo a fare perché come avrete capito le mie recensioni a questa autrice non sono mai standard, lol. Quindi, se permettete, vi voglio raccontare il romanzo a modo mio.

Volete sapere perché ho amato alla follia questo testo e sono stata in grado di portarne a termine la lettura? Non solo per la firma che porta, ma perché la Harmon con pochi semplici elementi, scontati se vogliamo, è riuscita a confezionare un romanzo che è la commistione di diversi generi. Personalmente, non lo definirei un fantasy puro. Sì, presenta qualche caratteristica di questa categoria come i mutanti, troll, ecc, ma questo testo mi è arrivato come una sorta di incrocio tra favola e fiaba.

Vi ho già accennato alla presenza di personaggi fantastici, ma non solo. I luoghi e i tempi sono generici, indeterminati, indefiniti: per esempio si fa riferimento a un regno, non si parla di età, ma di estati. Il rimando al mondo fiabesco lo si può evincere anche dall’uso che la Harmon ha fatto dei verbi: quasi tutti all’imperfetto o al passato remoto, in pieno stile “c’era una volta”. E ancora. Avete presente quanto sono curiosi i bimbi, no? Ecco. Le descrizioni risultano particolareggiate per soddisfare la curiosità del lettore e, allo stesso tempo, consentirgli di utilizzare la fantasia e l’immaginazione. Ma non è finita. Nel testo traspaiono diversi motivi ricorrenti del mondo favolistico: il castello, la torre, l’eroe sul cavallo, la figura del grillo parlante impersonato da un troll decisamente saggio oltre, ovviamente, a un principe e a una principessa di disneyana memoria. Termino la disamina di questo aspetto, dicendo che tutte le favole si concludono con una morale, un insegnamento. “L’incantesimo della spada” non fa eccezione, ma questo lo vedremo alla fine.

Il testo presenta anche alcuni riferimenti all’epica classica poiché vengono narrate le gesta leggendarie di un popolo.

Inoltre, viene naturale paragonare la figura di Lark a Penelope che è il simbolo dell’attesa per antonomasia e della fedeltà coniugale femminile. Leggendo, capirete il perché di questo paragone. Ho citato di proposito l’epica anche perché è un termine che deriva dal greco e significa parola. Parola, tema fondamentale e centrale del romanzo su cui mi soffermerò.

Leggendo questo libro ho avuto la percezione di avere tra le mani anche un romanzo storico, soprattutto per quanto riguarda l’interazione fra i due protagonisti principali. Il testo è privo di un erotismo esplicito in quanto l’autrice ha preferito porre l’accento sull’aspetto più romantico. È stato messo in risalto l’ardore, il desiderio, l’amore piuttosto che l’atto nudo e crudo fine a se stesso (scelta che ho molto apprezzato). Vi propongo alcuni esempi.

“Tiras mi prese il viso tra le mani e mi cullò, pensieroso, mentre le sue dita tracciavano il profilo della mia guancia e la mia mascella ben affilata fino al mento appuntito. Quasi non respiravo”

“Dolce, ecco cosa si levò dalla sua coscienza, e la meraviglia colorò quella parola. Con le lusinghe mi fece dischiudere le labbra, tirando a sé il mio labbro superiore: lo assaggiava, lo mordicchiava per arrivare alla mia lingua timida, importunandomi, stremandomi, finché le mie labbra non presero il suo ritmo e iniziarono a esplorare la sua bocca calda con colpi più impazienti, e con una sensazione meravigliosa che mi toglieva il respiro.”

“Ma ora che ho studiato i tuoi dolci occhi grigi e ho tracciato con le dita i graziosi lineamenti del tuo viso, ora che ho baciato la tua bocca rosa pallido, non voglio più guardare da nessun’altra parte. Il mio sguardo è incessantemente attirato da te». È… impossibile… non accorgersi… di te.”

«Ti ho amato ogni momento di ogni giorno, e ti amerò finché non smetterò di esistere. Aquila, uomo o re, ti amo, e sempre ti amerò».

Ho amato moltissimo la figura di Lark, ma ancora di più ho amato la figura di Tiras.

Perdonatemi, ma non posso spendere due parole su questo personaggio. Tiras incarna perfettamente la bellezza  dell’eroe tragico, che, se vogliamo, è un tema universale e sempre gradito dalle lettrici.

La sua è una drammaticità tangibile che trova la sua massima espressione nel suo conflitto interiore in quanto è costretto a compiere scelte difficili di cui è pienamente responsabile. La sua figura si intensifica e acquista dinamicità soprattutto nell’ultima parte. In cui mi sono scese alcune lacrimucce, ve lo confesso.

Due personaggi con una grande carica emotiva, ma la vera protagonista indiscussa di questa storia è lei: la parola.

Le parole di questo romanzo, anche quelle che non sono state scritte, riempiono il cuore e l’anima. Questa storia è basata interamente sulle parole che sono pronunciate e che sono nascoste, piene di magia, di dolore e di speranza.

Chi conosce e chi ha letto i libri di questa autrice sa che la fede è uno dei capisaldi della sua scrittura. Poteva mancare in questo? Certo che no!

Nel testo la parola è legata alla Creazione e quindi a Dio. È istantaneo il collegamento al prologo del Vangelo di Giovanni proprio sull’importanza delle parole.

“In principio, c’era colui che è “la Parola”.

La Parola era con Dio,

La Parola era Dio.

Egli era al principio con Dio.

Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa

senza di lui non ha creato nulla.

Egli era la vita era luce per gli uomini.

Quella luce risplende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta”

Giovanni (1,1-5)

Le parole sono il nostro mezzo d’espressione naturale e hanno un enorme potenziale, positivo o negativo che sia.

E allora non è poi così paradossale che Lark non possa parlare, ma che riesca a comunicare comunque in maniera eccellente. Perché ciò che fa la differenza è la volontà. Le parole sono legate al pensiero e all’azione, possono determinare la differenza tra bene e male e, di conseguenza, essere più potenti di una spada affilata. Il potere delle parole è infinito ed esse vivono in eterno. Ecco qual è la morale di cui vi parlavo sopra.

Ma sapete qual è la vera magia di questo testo? La scrittura.

La Harmon ha ricevuto questo dono da Dio e lo spinge ai livelli massimi della perfezione quando scrive.

Prende le parole, gli infonde bellezza, gli dà sostanza, le trasforma dandogli significati sempre diversi (per restare in tema di mutanti), le rende vive e vivide, straordinariamente magnifiche. La scrittura è sempre impeccabilmente bella, le parole che intesse portano alla vita emozioni che sono difficili da descrivere. In questo libro è stata poetica, lirica tanto da risultare quasi scenografica. Aprire il libro significa alzare il sipario e viaggiare insieme a lei.

In alcuni punti il ritmo narrativo è leggermente rallentato, ma questo è necessario per introdurre elementi e avvenimenti. Non vi preoccupate che la Harmon non è mai superflua, alla fine tutto vi sarà chiaro e avrà un senso.

Lei è uno dei rarissimi esempi di autrice che si può permettere di affrontare qualsiasi genere senza timore di sbagliare. Se la conoscete, acquistatela ad occhi chiusi, non ve ne pentirete. Mai.

Che Dio benedica te, Amy, e le tue parole.

Alla prossima,

Francesca

STORIA